Whose Knowledge? Epistemic Injustice and Challenges in Hearing Children`s' Voices
DOI:
https://doi.org/10.15845/voices.v19i3.2834Parole chiave:
epistemic injustice, children, mental health care, music therapyAbstract
Di chi è la conoscenza? Ingiustizia epistemica e sfide nell'udire le voci dei bambini
In questo scritto discuterò diversi aspetti delle interviste ai bambini durante le cure per la salute mentale. Considerando ciò che la filosofa e femminista Miranda Fricker chiama "ingiustizia epistemica" (Fricker, 2007), "un errore fatto a qualcuno specificamente nella sua capacità di conoscitore" (p. 1), parlerò di come nell'assistenza sanitaria i bambini e i pazienti mentali siano stati soggetti a ingiustizia epistemica, e in che modo nelle cure mentali i bambini potrebbero sperimentare una doppia ingiustizia epistemica in questo senso.
L'affermazione del problema è: quali sono le sfide quando si considera la giustizia epistemica nelle cure per la salute mentale durante le interviste ai bambini?
Discuterò dell'importanza della consapevolezza della giustizia epistemica, dell'ignoranza epistemica e dell'ingiustizia epistemica e di come ciò possa essere collegato a bambini e pazienti nelle cure per la salute mentale. Suggerirò anche modi per evitare l'ingiustizia epistemica quando si lavora e si fa ricerca con i bambini nelle cure per la salute mentale. In tal modo lo collegherò all'epistemologia femminista in cui vengono messi in discussione concetti come conoscenza, conoscitori e obiettività sono interloquiti, e come concezioni e pratiche dominanti della produzione di conoscenza vengano percepite come svantaggio sistematico di donne e altri gruppi subordinati (Anderson, 2017). Lo collegherò anche all'epistemologia queer* che differisce dall'epistemologia femminista nell'idea di identità come "punto di partenza per la coscienza condivisa" (Hall, 2017, p. 163). Nell'epistemologia queer ci si concentra piuttosto su una conoscenza affettuosamente sintonizzata, "una sensibilità di qualcosa di diverso dalla comprensione condivisa" (Hall, 2017, p. 163).
* Socialmente eccentrico rispetto alle definizioni di normalità codificate dalla cultura dominante, anche in riferimento all’orientamento sessuale e all’identità di genere.
Traduzione di Claudio Cominardi
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